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La nostra guida, una donna intorno ai quarant’anni, pare molto sicura di sé e appassionata quando parla della Tomba dei Giganti di Li Mizzani dove ci ha portato dopo una breve camminata. Si nota che le piace essere protagonista del momento. Si lascia andare, mano a mano che si addentra in un discorso sui misteri del luogo, finita l’illustrazione storica:
- Sdraiatevi con la testa sotto il monolite, proprio nell’apertura in basso. Sentite l’energia! -
Sono perplesso. Il monolite si erge per circa tre metri, in equilibrio sul proprio, contenuto, spessore. Una signora anziana del gruppo si sdraia, obbediente.
- Ecco, la senti? Senti la rigenerazione cosmica di tutto il tuo essere? - la signora chiude gli occhi e annuisce, non troppo veementemente, altrimenti sbatterebbe la testa sull’arco di granito della Gallura sopra la sua fronte.
Penso alla serie di parole che la guida ha pronunciato: “energia, cosmica, essere…” Ho una breve vertigine pensando che nessuno ha stabilito, qui, che cosa davvero vogliano significare. Nessuna definizione chiara. Mi sorpendo a pensare ad alta voce:
- Bhé, anche se prendo con le mani bagnate due cavi collegati agli elettrodi di una batteria da camion, posso sentire l’energia che “rigenera” il mio essere. - La guida mi guarda malissimo, con un’espressione che dice “Non capisci niente.”
In fisica, la definizione di energia è alquanto chiara. Così come quella di forza e di lavoro. Certo, sono definizioni che appartengono ad un linguaggio proprio di un sistema semantico che ha modi e fini specifici. I popoli nativi, di diversi luoghi ed epoche, lo farebbero ancora in modo differente. La matematica descrive scientificamente quei concetti. La poesia li descriverebbe diversamente, per immagini. Matematica e poesia sono la lingua di Universo.
La parola energia viene comunemente utilizzata senza preoccuparsi delle definizioni, eppure le persone assumono di sapere esattamente che cosa sia. Non credo che chi parla, almeno al di fuori di un contesto scientifico e matematico, sappia cosa la parola energia evochi in chi ascolta.
Anche io voglio provare a descrivere -non a definire- cosa sia l’energia, a partire dalla mia esperienza, dalle mie conoscenze, senza pretendere di spiegare, ma cercando di organizzare il pensiero. Come se una descrizione fosse necessaria al progettare, all’agire, anche in circostanze come questa, di fronte ad un monumento antico, del quale non sappiamo quale fosse l’intento dei costruttori originari, al di là delle ipotesi archeologiche e dei miti, antichi e moderni.
In uno schema circolare, come quello che riporto, l’energia ha diversi aspetti: metafisco, fisico, emotivo, mentale. Metafisicamente è frequenza, una manifestazione vibrazionale misurabile matematicamente, Fisicamente sono particelle. Dal punto di vista emotivo -e qui ci addentriamo in un campo più indefinito e aperto a percezioni, interpretazioni- rappresenta una differenza, un delta, collegato al tempismo. Il tempismo non è il tempo. O almeno, non quello che intendiamo solitamente come tempo cronologico. I Greci antichi avevano un meraviglioso modo poetico di descrivere le diverse qualità e forme del tempo: Χρόνος, ovvero il tempo che scorre, quello di cui parliamo normalmente, quando guradiamo l’orologio, o festeggiamo il compleanno; poi Αιών, il disfinito sferico, che chiamiamo anche eterno, senza poter essere precisi, riguardo ad un concetto così poco percepibile, solo immaginabile, proprio come quello di disfinito1; e infine Κάιρος, l’attimo fuggente. Il tempismo, appunto, che ha a che fare con la nostra capacità di agire nel momento preciso in cui l’azione è necessaria. E poi, concettualmente, nel suo aspetto intellettuale e mentale, l’energia è informazione.
Sono convinto che dobbiamo concepire il contesto in cui discorriamo di energia, nella nostra vita, con meno superficialità. Se vogliamo stringere una vite in un meccanismo, non usiamo il martello, ma un cacciavite. Le parole sono strumenti precisi e spesso utilizzare quelle sbagliate porta ad effetti deludenti, o talvolta dannosi. Se non altro, conoscere ed enunciare come vogliamo usare una parola, rende onesto il nostro agire.
Un’ultima considerazione. Einstein definisce l’energia come prodotto della massa per la velocità della luce al quadrato "E=mc²." Sì, è vero: ormai troppo spesso sia la teoria della relatività, sia la fisica quantistica vengono infilate ovunque, quando si vuole impressionare, o dare una pennellata di apparenza scientifica ai propri ragionamenti. Forse qui commetto lo stesso peccato, ma non posso fare a meno di considerare che in questa apparentemente semplice formula, viene espressa una forte relazione tra energia e tempo, Χρόνος in questo caso, ma non escludendo l’insinuarsi di Κάιρος e, dulcis in fundo, di Αιών. Ammesso che i tre aspetti del tempo siano scindibili. Il che aggiunge, a mio parere, una prospettiva poetica alla relatività einsteiniana di cui, chissà, forse il vecchio Albert era consapevole. Bisognerebbe, a questo punto, parlare di come nel Daoismo lo spazio sia un effetto del tempo. Essendo il tempo la misura di un angolo, la filosofia daoista ha ragione anche secondo la scienza e, a questo punto, anche i tre caratteri del tempo descritti dai Greci -perfettamente, matematicamente e poeticamente- definiscono Universo ed energia.
Come esseri umani, cerchiamo e ci sforziamo di descrivere il mistero dell’esistenza e di Universo, consapevoli della impossibilità di questo affascinante e imprescindibile compito che rende la nostra vita degna di essere vissuta. Anche se, come dice Neil de Grasse Tyson: “The universe is under no obligation to make sense to you.”
1 Suppongo che dovrò scrivere anche di “disfinito” e “infinito” prima o poi.
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